Tuesday 28 August 2018

Viaggio a Copenaghen

 

Sono di ritorno da un viaggio a Copenaghen, capitale della Danimarca.

Clicco Airbnb. Prenoto una stanza da Søren, simpatico signore sulla cinquantina, amante del vino e del calcio, tifoso del Copenaghen.

Porto con me la macchina della moka ed un po' di caffè. Sono open minded, ma il caffè deve essere espresso italiano.

Viaggiare in Danimarca significa prender coscienza di come questo popolo ambisca al vivere bene, alla felicità: Hygge in danese. 

Meik Wiking ha scritto un libro su questa filosofia di vita tutta danese.


Addirittura, pensate, a Copenaghen c'è l'Istituto di Ricerca sulla Felicità

Vi rendete conto di che paese  stiamo parlando? In Italia chi parla pù di felicità? I mainstream media fanno da grancassa alle "invasioni di migranti" e tragedie ahimè forse prevedibili.
Belpaese davvero siamo diventati!

Per tornare al paese dei Vichinghi, non si può esser felici se si mangia cibo spazzatura.
Infatti, a Copenaghen son generalmente attenti all'origine bio degli ingredienti.

Non si può essere felici se non ci si tiene in forma.
Solo ad Amsterdam ho visto tanta gente spostarsi in bici, muovendosi da una parte all'altra della città.

parcheggio bici della stazione ferroviaria di Copenaghen

Invece la mia bici, parcheggiata alla stazione ferroviaria di Altamura, soffre di solitudine.

Vedere tante bici significa di riflesso avere poche auto che scorazzano per le strade; quindi meno inquinamento atmosferico ed acustico.

Tutto ciò si traduce in benessere.
Il benessere, non quello misurato dal PIL, è la conditio sine qua non della felicità.
In Italia invece abbiamo basso PIL, ma quasi tutti si ostinano a strausare l'auto.
C'è una contraddizione di fondo, non credete?
Certo, in moltissime città italiane mancano le infrastrutture: le piste ciclabili!
E' vero. Ma secondo me c'è anche dell'altro, un problema culturale: abbiamo paura di sembrare poveri agli occhi di chi ci guarda dai Suv.

E' vero anche che ci son regioni in Italia all'avanguardia da questo punto di vista, penso all'Emilia Romagna.

Tornando a questa magica parola danese, hygge, la felicità in Danimarca poggia sullo star bene in casa propria, magari circondati dagli amici. Il clima d'altronde è quello che: piove sui 170 giorni l'anno.

Banalizzando, se hai una vita sana e ti prendi cura dell'ambiente, è evidente che getti le basi per la felicità tua e del contesto in cui vivi.

Si è vero. Ho visitato Cristiania, il quartiere hippie di Copenaghen.



Qui ho conosciuto un ragazzo napoletano che ha trovato lavoro in due ore (sic!): "c'ho messo più tempo a trovare casa, quasi due mesi. A lavoro vado in bici così arrivo pimpante ed immediatamente operativo." Dice.
Ho letto sul suo volto grinta ed autostima.

Premetto che mi piace scoprire un posto camminando. Ecco, a Copenaghen ho camminato tanto, ma tanto.

Il Carlsberg Glyptotek è un bellissimo museo (gratis ogni martedì) che ospita, tra le tante opere d'arte, una vasta collezione di quadri di artisti francesi, tra cui il celeberrimo "esecuzione dell'Imperatore Massimiliano" di Edouard Manet


Qui troverete una valanga di quadri fantastici di pittori fantastici: da Monet (quadro qui sopra), a Gaugin e Van Gogh etc..

Mia moglie mi ha fatto un gradito regalo a Copenaghen: siamo andati al Copenhot!


Copenhot è una SPA all'aperto sita sul porto di Copenaghen, con sauna, vasche d'acqua calda all'aperto. Io ho fatto anche il bagno lì, l'acqua non era fredda. E soprattutto non era il mare cristallino del Salento.

Lì abbiamo fatto amicizia con una coppia di Salerno. Dei ragazzi svegli che lavorano come avvocati occupandosi di progettazione europea.

"Guadagno € 1.200 al mese, che equivalgono ai € 2/3.000 che potrei percepire altrove"
Gli affetti, le radici, la luce del sud Italia non hanno prezzo.

A Copenaghen ho trovato molti negozi che vendono tanti dischi di ogni sorta.


Per concludere, ho trovato in Danimarca un popolo attivo e giovane. 

Giovane non solo da un punto di vista anagrafico (l'Italia è il paese più vecchio al mondo, dietro solo al Giappone!), ma anche come attitudine alla vita, allo stile di vita.

Per riprendere l'esempio della bici, loro arrivano a lavoro già operativi e pronti alle sfide della giornata. Produttivi.


Questi sono i discendenti dei Vichinghi